La valutazione posturale in statica è rappresentata da una sorta di fotografia della colonna in quell’istante, dove solitamente si vanno ad identificare diversi parametri: l’allineamento del sacro, la rotazione anteriore o posteriore del bacino e l’angolo della lordosi lombare, per fare paragoni tra gli individui e rispetto ad un modello standard.
Il fatto è che in ogni istante la nostra postura è differente anche se ci sforziamo di mantenere la stessa posizione. Il nostro cervello farà dei piccoli cambiamenti rispetto a quella precedente pur di evitare la ben nota sensazione di scomodità.
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La valutazione posturale è utile?
Se confrontiamo la postura in stazione eretta tra persone diverse, troviamo notevoli differenze. In uno studio di Schmidt (1) su 353 persone asintomatiche e 83 con mal di schiena, è stata valutata la postura in stazione eretta dopo dei movimenti in flessione lombare, estensione, flessione laterale e rotazione.
Ogni volta che le persone tornavano in piedi mostravano una postura leggermente diversa dalla precedente e questa variabilità non diminuiva con i successivi tentativi. Questo non rispecchiava quanto si attendevano gli autori, ossia che ripetendo gli stessi gesti motori migliorasse l’apprendimento della postura e la percezione della propria immagine corporea in quella posizione.
Questo ci fa capire quanto poco influisce la valutazione posturale statica di una persona che si muove tutto il giorno. Un’ulteriore conferma l’abbiamo dallo studio di Dreischarf (2) che ha voluto confrontare l’angolo medio della lordosi lombare di 208 soggetti misurata in prima battuta con tecnica “snap-shot” (valutazione posturale statica) ed in seconda battuta con posizionamento di sensori attaccati al corpo per 24 ore.
Ebbene, se nel momento della valutazione posturale “snap-shot” l’angolo medio era di circa 33°, questo angolo scendeva sorprendentemente ad 8° durante le 24 ore. C’era una differenza di ben 25°! A testimonianza del fatto che i soggetti osservati mantenevano durante il giorno la colonna lombare prevalentemente flessa.
Andando ad analizzare la postura mantenuta nelle 24 ore, i soggetti dello studio avevano adottato posture molto diverse durante tutto il giorno, trascorrendo solamente il 9% della giornata in posture con una lordosi simile a quella che mantenevano nella misurazione “snap-shot”, ossia in un intervallo di 28°-37°, più e meno cinque rispetto ai 33° di media. Inoltre, solo l’1% della giornata era stato trascorso con una lordosi con più di 5° rispetto a quella della valutazione statica, e circa il 90% della giornata era stato trascorso con una lordosi inferiore di 5 ° rispetto all’angolo della lordosi in piedi.
Quindi una valutazione posturale “istantanea” non consente di stabilire come una persona usa la schiena durante il giorno. Anzi, potrebbe portare a conclusioni completamente errate, magari sopravvalutando un ipotetica alterazione.
Un soggetto iperlordotico infatti, mantiene probabilmente una postura con un eccesso di lordosi lombare per un tempo veramente ridotto durante le 24 ore, che non dovrebbe far preoccupare noi e soprattutto il paziente.
Test posturali: quelli manuali sono un disastro
Le misurazioni più affidabili sono solo quelle radiografiche, mentre fisioterapisti, osteopati, chiropratici, posturologi ed anche personal trainer si affidano alla valutazione palpatoria delle spine iliache antero-superiori e postero-superiori.
Parlando di iperlordosi lombare, comunemente si crede che un tilt anteriore di bacino (antiversione) misurato tracciando una linea immaginaria tra questi punti per calcolare l’angolo di inclinazione del bacino. Questo è il più comune test nella valutazione posturale del bacino.
Sembra però che ci sia una variazione significativa nell’angolo di questa linea immaginaria, fino a 23° (3) misurato sul bacino di 30 cadaveri, tutti disposti nella posizione anatomica di riferimento. C’è un range, infatti, di 23° su tutte le misurazioni effettuate.
Di conseguenza si potrebbe ritenere un bacino “neutro” o ruotato anteriormente solo sulla base di caratteristiche genetiche… per nulla correlate all’aumento della lordosi lombare.
Un ulteriore studio di Laird (4), di tipo retrospettivo, ha preso in considerazione due gruppi di persone, il primo con mal di schiena ed il secondo senza sintomi, con l’obiettivo di valutare la differenza degli angoli della curva lordotica tra i due gruppi ed all’interno dei gruppi. È emerso come gli angoli della lordosi variassero in modo sensibile tra gli individui, da 23° a 55° senza differenze significative tra persone con mal di schiena e persone senza sintomi.
Le misurazioni sul singolo paziente sono state effettuate due volte nello stesso giorno ed una terza volta dopo 7-14 giorni. È emersa una forte variabilità nella misura fatta sulla stessa persona.
Conclusione
Dopo aver capito che la valutazione della postura in posizione eretta è nella maggior parte dei casi inutile, abbiamo capito che non saremmo neanche in grado di valutarla correttamente, e questo non lascia grossi spazi interpretativi.
Se non riusciamo a valutare correttamente un’alterazione posturale come possiamo pensare di correlarla al dolore? E se ognuno di noi in stazione eretta assume ogni volta una posizione diversa, come possiamo pensare che una singola postura statica, tra le migliaia che assumiamo, sia in qualche modo la causa di quel dolore? Solo questo basterebbe per chiudere il capitolo delle valutazioni posturali, ma proviamo a fare un ulteriore passo in avanti a valutare se ci possano essere delle correlazioni tra altre problematiche strutturali e lo sviluppo di dolore.
Bibliografia
- Schmidt H, Bashkuev M, Weerts J, et al. How do we stand? Variations during repeated standing phases of asymptomatic subjects and low back pain patients. J Biomech. 2018;70:67‐76. doi:10.1016/j.jbiomech.2017.06.016
- Dreischarf M, Pries E, Bashkuev M, Putzier M, Schmidt H. Differences between clinical “snap-shot” and “real-life” assessments of lumbar spine alignment and motion – What is the “real” lumbar lordosis of a human being?. J Biomech. 2016;49(5):638‐644. doi:10.1016/j.jbiomech.2016.01.032
- Preece, S. J., Willan, P., Nester, C. J., Graham-Smith, P., Herrington, L., & Bowker, P. (2008). Variation in pelvic morphology may prevent the identification of anterior pelvic tilt. The Journal of manual & manipulative therapy, 16(2), 113–117. https://doi.org/10.1179/106698108790818459
- Laird RA, Gilbert J, Kent P, Keating JL. Comparing lumbo-pelvic kinematics in people with and without back pain: a systematic review and meta-analysis. BMC Musculoskelet Disord. 2014;15:229. Published 2014 Jul 10. doi:10.1186/1471-2474-15-229