Olio di Krill: nuova frontiera degli Omega-3?

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Gli Omega-3 (come pure gli Omega-6) sono degli acidi grassi polinsaturi essenziali (PUFAs – Polyunsaturated Fatty Acids), indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo. Sono componenti fondamentali delle membrane cellulari e sono fondamentali per il mantenimento di una loro ottimale permeabilità e integrità.

La definizione di “essenziale” deriva dal fatto che l’organismo umano non è in grado di produrli da sé, ma devono essere, quindi, necessariamente introdotti con la dieta. In realtà l’organismo è in grado di sintetizzare soltanto piccolissime quantità di Omega-3 a partire dall’acido a-Linolenico (ALA).

Tra gli Omega-3, l’acido Eicosapentaenoico (EPA) e l’acido Docosaesaenoico (DHA) hanno mostrato possedere differenti effetti sull’organismo umano, potenzialmente utili nella gestione di diverse patologie croniche [1,2]:

  1. A) riducono i livelli plasmatici di trigliceridi;
  2. B) migliorano la fluidità del sangue;
  3. C) sono fondamentali componenti delle membrane delle cellule cerebrali e nervose.
  4. D) il DHA svolge un ruolo chiave nei processi di trasmissione degli impulsi nervosi e interviene positivamente in alcuni stati di depressione, nei comportamenti aggressivi dovuti a stress, nei disturbi dell’umore, nell’ansia e nel nervosismo.
  5. E) EPA e DHA, ma soprattutto quest’ultimo, risultano molto importanti durante lo sviluppo cerebrale del feto, quando si formano i dendriti, fibre minori che si ramificano a partire dal neurone e che trasportano il segnale nervoso verso il soma (il corpo cellulare del neurone). Maggiore è il numero di ramificazioni di dendriti e maggiore sarà l’efficienza del sistema nervoso centrale (maggiore capacità di apprendimento, di memorizzazione e di rielaborazione dei dati);
  6. F) l’EPA interviene nella sintesi degli eicosanoidi, sostanze con azione antinfiammatoria che controllano i processi di flogosi.

Fonti naturali di Omega-3

Le principali fonti naturali di Omega-3 sono il pesce azzurro dei mari freddi (fonte di EPA e DHA), i crostacei (fonte di EPA e DHA), le Noci e gli Oli vegetali come l’olio di lino (fonte di ALA). Anche il pesce in scatola (sardine, sgombro, tonno e salmone) e quello surgelato sono una buona fonte di omega-3 soprattutto se il pesce è selvaggio e proveniente da mari freddi.

Una ricca fonte di Omega-3 è il Krill. Il Krill è un’insieme di organismi invertebrati marini, appartenenti all’ordine Euphausiacea, che vivono in tutti gli oceani del mondo, con particolare concentrazione nelle acque fredde dell’Oceano Antartico.

Esiste una sostanziale differenza tra l’olio di Krill e l’olio di pesce. Mentre nell’olio di pesce gli acidi grassi Omega-3 sono presenti come trigliceridi, ossia legati ad una molecola di glicerolo, nell’olio di Krill sono presenti come fosfolipidi (per il 30-65%), molecole anfipatiche che contengono una testa idrofila e una coda idrofoba. Questa caratteristica chimica conferisce al fosfolipide una maggiore solubilità nei fluidi dello stomaco, un maggior grado di assorbimento, un miglioramento delle proprietà organolettiche (il classico “retrogusto” degli Omega-3 da olio di pesce) e una maggiore biodisponibilità. Nell’olio di Krill il fosfolipide principale è la Fosfatidilcolina e il 40% degli acidi grassi legati ad esso sono costituiti da EPA e DHA [3].

Un’alta differenza sostanziale consiste nell’assenza di metalli pesanti e altri contaminanti, questo dovuto alla fonte dell’olio. Il Krill rappresenta l’inizio della catena alimentare, si nutre di fitoplancton (alghe) e quindi non risulta inquinato da metalli pesanti o altri inquinanti come molti pesci. L’olio di pesce, invece, necessita di purificazione prima dell’immissione in commercio.

Una peculiarità dell’olio di Krill è la naturale presenza di antiossidanti (vit. A ed E) che ne garantiscono la stabilità. Inoltre, la presenza di Astaxantina conferisce all’olio di Krill un alto indice ORAC, 34 volte superiore al Coenzima Q10 e 48 volte superiore all’olio di pesce [4].

L’ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity, capacità di assorbimento del radicale ossigeno) è una metodica che in vitro misura l’azione antiossidante di alimenti e integratori.

Effetti dell’olio di Krill sul profilo lipidico

Studi clinici preliminari hanno evidenziato interessanti e peculiari effetti dell’olio di Krill sull’uomo [5-15], dovuti, come sembrano suggerire i risultati, all’alta biodisponibilità dei PUFAs in esso contenuti.

I dati hanno evidenziato come dosaggi più bassi di olio di Krill, rispetto all’olio di pesce, abbiano determinato risultati significativamente migliori in termini di riduzione della colesterolemia, riduzione dei livelli di colesterolo LDL, aumento del colesterolo HDL e riduzione dei trigliceridi.

olio di krill profilo lipidico
Effetti dell’olio di Krill sul profilo lipidico
 

Inoltre, una dose di mantenimento di 500 mg di olio di Krill si è dimostrata efficace nel controllo a lungo termine dei parametri lipidici nel sangue [6].
L’efficacia dell’olio di Krill sembra essere parzialmente ridotta in soggetti moderatamente obesi [7].


Olio di Krill e processi infiammatori

L’olio di Krill ha mostrato avere effetti benefici sui processi infiammatori.

In uno studio clinico randomizzato in doppio-cieco effettuato su pazienti con patologie cardiache e/o artrite reumatoide e/o osteoartrite, con valori di Proteina C-Reattiva PCR >1 mg/dl (valori normali 0-0.5 mg/dl), il trattamento con olio di Krill ha mostrato una significativa riduzione della PCR, rispetto al basale.

I risultati sono stati confermati anche in studi a lungo termine [8].

proteina c reattiva
La Proteina C-Reattiva (PCR) è una proteina rilevabile nel sangue prodotta dal fegato, facente parte delle cosiddette “proteine di fase acuta”, un gruppo di proteine sintetizzate durante un processo infiammatorio.

Questo effetto ha comportato una riduzione del dolore mestruale (dato riferito dale pazienti) e del dosaggio degli analgesici (Ibuprofene e Acetaminofene, dosaggio ridotto di oltre il 50%), senza effetti collaterali riferiti [12].


Conclusioni

Studi clinici preliminari suggeriscono che l’olio di Krill può essere un ottimo coadiuvante nel trattamento di alcune patologie tra le quali le dislipidemie, epatopatie non-alcoliche, sindromi pre-mestruali e dismenorrea. I suoi effetti sembrano essere correlati alla maggiore biobisponibilità rispetto all’olio di pesce.

Al momento non sono stati stabiliti livelli di tossicità e gli effetti collaterali sono minimi o assenti.

Un altro aspetto interessante dell’olio di Krill è la sua capacità di ridurre la lipogenesi epatica. Questo effetto finora è emerso soltanto sui ratti [16-17] e si rendono necessari ulteriori studi per confermare sull’uomo ciò che è emerso sul modello animale.


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