Pensiamo a discipline in cui la musica fa da sottofondo durante una gara. Se guardiamo una partita NBA possiamo notare un sottofondo musicale a cui si unisce il coro del pubblico. Chiaramente questo fa parte di una tradizione e filosofia di pensiero che vede questo sport come una forma di spettacolo, prima di tutto. I giocatori sono da sempre abituati ad arrivare con le proprie cuffie nell’Arena per poi ascoltare la musica in filodiffusione durante il match. L’anno scorso il giocatore dei Warriors Draymond Green ha ritenuto patetica e irrispettosa l’idea dei Knicks di non utilizzare la musica negli intervalli ed altri momenti morti della gara. Secondo il giocatore infatti è cambiato il flusso del gioco, l’approccio alla partita, anche perché il pubblico non si è sentito partecipe e di conseguenza non ha motivato i giocatori come di consueto. Si è trattato di un esperimento, evidentemente riuscito male, perché i primi a lamentarsi sono stati proprio i protagonisti del campo.
Ma quali effetti può avere la musica?
Uno studio del 2013(1) ha cercato di esaminare l’influenza della musica durante gli esercizi anaerobici e più specificamente del ritmo. I parametri analizzati son stati: l’espressione della forza, frequenza cardiaca e concentrazione di lattato nel sangue. Ogni soggetto ha eseguito un test di sprint anaerobico per corridori in tre differenti condizioni: con musica a ritmo lento, con musica dal ritmo veloce e senza musica. Dopo il test anaerobico è stato eseguito il Wingate test (che determina il picco della potenza anaerobica e la potenza anaerobica media con l’utilizzo di un cicloergometro) anch’esso nelle tre differenti condizioni di ascolto.
I risultati non hanno riportato cambiamenti e il tipo di musica sembra non aver avuto alcun impatto sulla valutazione della forza sia durante il test dello sprint che durante il Wingate test. In conclusione non c’è stato un aumento della prestazione né cambiamenti a livello di risposta fisiologica.
La musica cattura l’attenzione, innesca delle emozioni, altera o regola l’umore, aumenta la produzione di lavoro, aumenta l’eccitazione, riduce le inibizioni e favorisce il movimento ritmico. Ha un effetto soggettivo e ritarda la fatica aumentando la resistenza. Sulla base di questo concetto ci colleghiamo a un altro interessante studio(2), in cui sono stati testati dei giovani ambosessi con e senza musica testando l’effetto della musica sull’esercizio sub-massimale. I parametri registrati sono stati la frequenza cardiaca a riposo e quella massima, la frequenza durante l’esercizio e la durata dell’esercizio. Il gruppo con la musica ha avuto maggior durata rispetto al gruppo senza musica. Risultati migliori nel sesso maschile rispetto a quello femminile. Sono stati registrati anche valori più elevati di frequenza cardiaca massimale nel gruppo con la musica, ma nessuna correlazione degna di nota tra durata dell’esercizio, la musica e il cambiamento della frequenza. Come conclusione la musica incrementa la durata dell’esercizio in entrambi i sessi e quindi l’endurance.
Uno dei maggiori esperti in merito è il dottor Costas Karageorghis. Si pensa che la musica possa essere vista come una forma di “droga legale” capace di aumentare la performance sportiva. Il dottore ha provato a spiegare come tutto questo funzioni. Per prima cosa la musica sposta l’attenzione lontana dalla fatica soprattutto in attività di endurance come nuoto, bici e corsa. Scientificamente la musica può ridurre la percentuale di sforzo percepito fino al 12% con aumento della performance del 15%. Haile Gebrselassie, famoso corridore sulle lunghe distanza, è passato alla storia per aver sincronizzato il suo passo sulle note della celebre canzone “Scatman” quando infranse il record mondiale dei 10.000 metri. Questo perché l’effetto benefico della musica aumenti ancora di più quando i movimenti eseguiti seguono il ritmo di una canzone. Quest’ultimo aiuta nel migliorare un’attività che prevede una certa ripetitività di alcuni movimenti. In un certo senso la musica scandisce la tempistica corretta e aiuta a ritrovare equilibrio e coordinazione.
La musica con ritmo lento innesca una sensazione di benessere e pace, aumentando la capacità di rilassamento sia nell’atleta che nel non agonista. In secondo luogo esistono atleti che grazie alla musica entrano in uno stato mentale definito come “auto-pilota” in cui mente e corpo minimizzano la percentuale dello sforzo, una specie di stato di trans. Atleti di élite cercano di ricreare questo stato mentale grazie all’effetto della musica, per poter beneficiare dello stesso effetto anche nelle gare, quando il fattore musica non c’è più.
Conclusioni
Visionati questi studi, possiamo concludere affermando che sicuramente la musica gioca un effetto molto soggettivo, dato che può essere associato a ricordi o esperienze persona li. Il ritmo aiuta a scandire i movimenti e a creare degli aggiustamenti anche in termini di coordinazione ed equilibrio, per questo la musica ha un ruolo fondamentale nei corsi di gruppo. Se nell’allenamento anaerobico non ci sono risultati migliori in termini di forza, questi invece sono riscontrabili in contesti di endurance, perché la musica fa percepire meno la fatica e l’atleta o sportivo in generale riesce a resistere di più con una sensazione di minore sforzo.
Bibliografia
- Atan T. Effect of music on anaerobic exercise performance. Biol Sport. 2013;30(1):35-9.
- Thakare AE, Mehrotra R, Singh A. Effect of music tempo on exercise performance and heart rate among young adults. Int J Physiol Pathophysiol Pharmacol. 2017;9(2):35-39.