Innumerevoli studi hanno dimostrato quanto l’esercizio fisico sia importante per il benessere del corpo e della mente, è più che mai attuale la storica frase “mens sana in corpore sano”. Praticare dell’attività fisica si dimostra importante in tutte le fasi della nostra vita, anche quando esistono problemi di salute, l’essenziale è non strafare ed avvicinarsi gradualmente allo sport, allenandosi dolcemente e con costanza. Il risultato di tutto ciò sarà senz’altro un miglioramento della condizione ed uno stato di benessere fisico generale, infatti da non sottovalutare è sicuramente l’effetto che fa l’allenamento sui vari compartimenti del nostro organismo, da quello neuronale a quello cardio-vascolare da quello muscoloscheletrico a quello metabolico. Prenderò in considerazione in quest’articolo gli effetti prodotti dall’attività fisica sul nostro sistema nervoso e cosa avviene a livello metabolico.
Gli effetti dell’esercizio a livello neurale
A livello neuronale-psicologico l’esercizio fisico garantisce benefici a livello emotivo, incrementa l’energia, accresce la confidenza nelle proprie possibilità di raggiungere gli obiettivi, aumenta l’immagine positiva di se, riduce i livelli di stress e di tensione nervose, favorisce e potenzia il riposo notturno. Tutto questo accade poiché il nostro cervello vede l’attività fisica come un evento moderatamente stressante, in senso positivo. Quando scegliete di muovervi, potete raccogliere i benefici della risposta allo stress senza i potenziali danni. Uno di questi benefici è che il cervello produce una maggiore quantità delle sostanze chimiche che sostengono la crescita delle cellule cerebrali, in particolare una proteina protettiva chiamata fattore neurotrofico derivato dal cervello (Brain Derived Neurotrophic Factor, BDFN). Il brain-derived neurotrophic factor è una citochina, la sua funzione è la regolazione dello sviluppo dei neuroni e della plasticità sinaptica ed ha un ruolo chiave nel circuito ipotalamico che controlla massa corporea ed il metabolismo energetico.
Potete pensare il BDNF come un fertilizzante per il cervello. Il giardiniere che ha messo a dimora nel terreno una nuova pianta particolarmente preziosa a volte prende in considerazione di aggiungere al terreno una sostanza che aiuta le radici a crescere più rapidamente, in misura maggiore e con maggiore densità, offrendo alla nuova pianta migliori probabilità di radicarsi e fiorire. Analogamente, se piantate un nuovo neurone nel cervello, il BDNF agisce come uno stimolatore da radici, influenzando la direzione in cui si estendono le radici nervose, eliminando i rami più vecchi e non più necessari. Aiuta addirittura le cellule nervose a connettersi fra loro e rafforza il loro ruolo nel funzionamento degli importantissimi circuiti neurali. Molti disturbi cerebrali, come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la depressione e l’ansia sono stati collegati a bassi livelli di BDNF così come gli obesi e le persone affetti di diabete di tipo2.
Questa proteina protegge il cervello dagli effetti dannosi del cortisolo, perciò, quando c’è carenza di BDNF è meno probabile che i neuroni sopravvivono alle sollecitazioni dello stress, poiché minore capacità di creare nuove cellule cerebrali, fa conseguire una perdita di neuroni e quindi riduce le dimensioni dell’ippocampo e non fa mantenere in maniera efficace la nostra memoria con l’invecchiamento. Quindi l’attività fisica è uno dei metodi più potenti per aumentare i livelli di BDNF e generare nuove cellule.
Effetti a livello metabolico
Infine a livello metabolico, l’esercizio fisico comporta l’intervento ormonale, ai fini di regolare l’afflusso ai muscoli delle sorgenti energetiche più importanti, ossia glucosio e acidi grassi liberi. Si avrà quindi una risposta immediata ma anche un adattamento cronico. Gli ormoni più importanti, da questo punto di vista sono l’insulina e gli ormoni della controregolazione: glucagone, catecolamine e cortisolo.
L’aspetto più interessante è che l’attività fisica aumenta la sensibilità dei recettori periferici dell’insulina, diminuendone la secrezione a parità di stimolo. Questa maggiore sensibilità all’insulina è però di breve durata: una settimana di mancanza di attività fisica riporta la sensibilità a livello di quella dei soggetti non allenati. La risposta pancreatica a uno stesso valore di glicemia rimane invece ancora ridotta negli allenati per un periodo più lungo di tempo. Livelli più bassi di insulina facilitano poi la mobilizzazione dei grassi di deposito. L’allenamento fisico, aumenta la capacità di idrolizzare i trigliceridi e il rilascio di acidi grassi dal tessuto adiposo, ma soprattutto incrementa la capacità del muscolo di rimuovere acidi grassi dal circolo ematico e di utilizzarli come sorgente di energia potenziando la beta-ossidazione. L’utilizzazione dei grassi, insieme all’aumento del dispendio energetico favorisce il controllo del peso corporeo.
Quindi se l’attività fisica è combinata con una corretta alimentazione avremo una riduzione delle riserve adipose e si previene a quelle che chiamiamo patologie metaboliche quali: diabete mellito, obesità e sindrome metabolica.
Pertanto l’esercizio fisico è una medicina potentissima quando usata a scopo preventivo, di cui occorre conoscere a fondo gli effetti, poiché in un ambiente impoverito dagli stimoli motori “naturali” la corretta progettazione dell’esercizio fisico assume un valore fondamentale nel perseguire il benessere di ogni individuo.