Diabete e sport

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E’ stato ampiamente  dimostrato come una regolare attività fisica sia un importante fattore nel ridurre morbilità e mortalità del diabete e nel mantenere una buona qualità della vita. Oltre infatti a migliorare il controllo glicemico attraverso vari meccanismi, in questo modo ritarda anche l’insorgenza e riduce l’incidenza del diabete e delle sue relative complicanze a lungo termine, quali la nefropatia, la retinopatia, la neuropatia, la malattia cardiovascolare e vascolare periferica. Altro aspetto da non sottovalutare, comprende anche il miglioramento di un benessere psico-sociale, nonchè un aumento della propria autostima.

Nonostante i grandi benefici che questa comporta però, recenti studi hanno messo in evidenza che gli adulti con diabete praticano meno attività fisica rispetto a persone non diabetiche: in Italia gli ultimi dati ISTAT indicano che il 64% dei pazienti con diabete sono sedentari.

Thomas et al hanno condotto un interessante studio su una popolazione di 406 persone (224 uomini, 182 donne – 19% tipo1, 81% tipo2) evidenziando  che le cause di inattività in questi pazienti sono da ascrivere a fattori socio-economici piuttosto che alle preoccupazioni relative al proprio stato di salute.

Indagare sulle motivazioni che spingono alla sedentarietà è dunque un aspetto importante che il clinico non deve assolutamente trascurare. Una volta superato lo scoglio motivazionale, come aiutare questi pazienti a scegliere il tipo di attività fisica più adatto a loro? Come gestirli sul piano clinico e nutrizionale?


La visita medica

Prima di cominciare un qualsiasi programma di esercizi o uno sport, il paziente dovrà sottoporsi ad accurata valutazione medica ed appropriati esami diagnostici per valutare il proprio stato di salute e sopratutto verificare la presenza o meno di complicanze macro/microvascolari. In questo modo è possibile identificare un campo d’azione su cui lavorare ed individuare un esercizio che riduca al minimo i rischi per il paziente.

 

Nessuna evidenza attuale, in realtà, suggerisce che qualsiasi protocollo di screening al di là della cura abituale del diabete riduca le complicanze acute indotte dall’esercizio fisico in diabetici asintomatici. Quindi, in teoria, questo tipo di valutazione pre-esercizio non sarebbe necessaria per quei soggetti asintomatici, che assumono la propria terapia per il diabete in modo corretto e che desiderano iniziare un’AF a bassa o moderata intensità (ad esempio una camminata veloce).

Tuttavia, quelle persone che invece intendono aumentare l’intensità dell’esercizio o che soddisfano determinati criteri a più alto rischio possono beneficiare di un controllo specialistico ed un eventuale esame sotto-stress prima di iniziare tali attività.

caratteristiche dei pazienti diabetici
Caratteristiche dei pazienti diabetici ad alto rischio cardiovascolare. Shugart C et al, “Diabetes in Sport”, Sports Healt 2010;2(1):29-38

 


Quale e quanta attività fisica nei soggetti diabetici?

Tipo di attività fisica

Per il principiante o l’atleta amatoriale, è innanzitutto opportuno considerare l’eventualità di possibili danni causati da alcune attività e la loro quindi conformità; ad esempio, le lesioni ai piedi nei corridori. La maggiore aderenza ad un’AF  aumenta se il tipo di esercizio è piacevole e pratico, quindi facilmente accessibile a tutti.

Tradizionalmente, le raccomandazioni mediche per le persone con diabete si sono concentrate sull’esercizio aerobico. Studi recenti hanno dimostrato però che anche l’esercizio di potenza (ad es. sollevamento pesi), risulta altrettanto efficace nel migliorare la sensibilità insulinica, anche da solo. Di conseguenza, l’ADA raccomanda entrambi i tipi di esercizio(13). Bisogna inoltre tenere presente che questo vantaggio è molto utile, perchè diversi pazienti con obesità o significative comorbidità, tollerano meglio questo tipo di attività rispetto a quello di resistenza. Per quanto riguarda gli esercizi di potenza tutte le varie consensus incoraggiano un programma che coinvolga tutti i principali gruppi muscolari, di impegno graduale e crescente, fino al massimo sforzo tollerato.

 

Frequenza dell’allenamento

I pazienti con diabete mellito dovrebbero praticare 5 o più giorni (o almeno 150 minuti) a settimana di esercizio aerobico e 3 giorni a settimana di esercizio di potenza. L’evidenza per la frequenza ottimale continua ad evolversi. Le raccomandazioni attuali si basano su un parere di esperti presentato in dichiarazioni di consenso, dopo la revisione di studi randomizzati controllati.

Intensità dell’esercizio fisico

Gli individui sedentari che iniziano un programma di esercizi dovrebbero cominciare ad allenarsi ad un’intensità pari al 50%-70% del loro consumo massimo di ossigeno prefissato (VO2 max). Un semplice e pratico espediente, per capire questo, è di allenarsi ad un livello in cui sono ancora in grado di svolgere una conversazione con un compagno.

Colberg SR et al, “Physical Activity/Exercise and Diabetes: A Position Statement of the American Diabetes Association”, Diabetes Care 2016;39:2065–2079

 


Raccomandazioni Clinico Nutrizionali

 

La persona con diabete di tipo 2 che pratica attività fisica di lieve-media intensità, 2-3 volte/settimana non necessita, specie se in sovrappeso, di modifiche sostanziali al suo abituale programma nutrizionale; anzi l’attività fisica è un formidabile strumento terapeutico che concorre al calo ponderale, al mantenimento del peso perduto ed a raggiungere i targets sul piano del compenso glicometabolico, delle frazioni lipidiche, dell’ipertensione arteriosa e dell’insulino-resistenza.

Inoltre la costante pratica dell’AF (per esempio camminare a passo svelto per almeno 150min/settimana) contribuisce a quelle modifiche comportamentali che consentono il raggiungimento di altri obiettivi, quali quello dello stile di vita (ad esempio sospensione del fumo di sigarette, maggiore adesione alla dietoterapia); il tutto si traduce complessivamente in una riduzione del rischio cardiovascolare e delle altre complicanze a lungo termine.

I pazienti con Diabete Mellito di Tipo 2 (o quelli con Diabete Mellito di Tipo 1 che praticano attività fisica a bassa intensità), dovrebbero evitare delle aggiunte di carboidrati per esercizi a moderata intensità, soprattutto se sono interessati a perdere peso; se poi, nei pazienti con Diabete Mellito di Tipo 1, si osserva un’ipoglicemia significativa mentre compie degli esercizi a bassa intensità, deve essere prima regolato lo schema terapeutico e poi eventualmente si modifica il regime alimentare per l’allenamento. I pazienti con Diabete Mellito di Tipo 2 non sono di solito ipoglicemici; pertanto, l’integrazione di carboidrati è di solito inutile.

 

Le raccomandazioni che riguardano invece l’assunzione di liquidi per i diabetici sono le stesse degli atleti non diabetici: consumare solo l’acqua negli eventi che hanno durata di 1 ora o meno; alternare invece acqua e bevande sportive (da 6% a 8% di carboidrati) in eventi di durata maggiore.

 

L’insulina è probabilmente il farmaco principale utilizzato nella terapia del diabete sia per il tipo 1, che per il tipo 2 con malattia da moderata a grave. Sono impiegate diverse preparazioni, che variano per la loro farmacocinetica, ma i regimi più spesso utilizzati sono fondamentalmente quelli che prevedono l’uso di una insulina basale a lunga durata d’azione con un regime multidose a breve durata preso al momento dei pasti.

Generalmente proprio perchè questi pazienti praticano attività fisica a livello ricreativo, quindi ad una intensità lieve-moderata, spesso non c’è bisogno di modifiche nello schema terapeutico, ma è sempre buona norma di comportamento monitorare la propria glicemia prima, durante e dopo un esercizio ed avere sempre a portata di mano degli snack a ricco contenuto di carboidrati.


Sistemi CGM, CSII e SAP

I dispositivi per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM), l’infusione continua di insulina (CSII) e i sistemi integrati (SAP), possono dare un grande aiuto agli atleti diabetici nella gestione della loro patologia in funzione della pratica sportiva; questi però non sono “universalmente” indicati. Attualmente le linee guida raccomandano l’utilizzo di tali sistemi principalmente per i pazienti con diabete di tipo1 e anche con alcune restrizioni.


Valentina Usai, medico chirurgo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata.

Seguimi su www.valentinausai.com


Bibliografia

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