Il colpo della strega, un nome popolare per indicare una lombalgia acuta, è un dolore improvviso e lancinante che compare nella zona lombare con eventuale irradiazione posteriore alla coscia ma non oltre il ginocchio, che può causare l’impossibilità di svolgere la normale attività quotidiana, con la possibile assenza dal lavoro (Hoy D et al, 2010). Potrebbe essere causato da una contrattura riflessa della muscolatura paravertebrale, il cui spasmo comporta una limitazione della capacità di movimento e una rigidità della zona, spesso in seguito ad un movimento brusco o inopportuno, come l’alzare un peso superiore alle proprie capacità fisiche. In genere porta alle classiche conseguenze della “schiena bloccata“, che spesso si crede possa essere causato, in modo erroneo, da un colpo d’aria alla schiena.
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Qual è la causa del colpo della strega?
Il colpo della strega, chiamiamolo pure mal di schiena acuto, nella grande maggioranza dei casi non deve destare preoccupazioni, poichè seppur può provocare dolore e forti limitazioni delle attività, ha un decorso benigno se combattuto con gli strumenti giusti, che poi andremo ad approfondire.
Solamente una piccola percentuale di mal di schiena acuti ha delle cause specifiche che hanno bisogno dell’intervento di un medico o l’accesso in pronto soccorso, tra cui le fratture, maggiormente presenti nell’anziano e le ernie, che al contrario di quanto si creda, rappresentano solamente l’1-3% di tutte le cause di mal di schiena, ed il 30% di esse sono comunque asintomatiche. Altre cause specifiche di mal di schiena possono essere i tumori, spondiloartrosi e stenosi, in percentuali molto ridotte (Verhagen AP et al, 2016).
Quindi, se siete vittime della cosiddetta “schiena bloccata” non allarmatevi, sicuramente il vostro mal di schiena è di tipo “aspecifico“, un termine che sta ad indicare un dolore non causato da patologie gravi. Questo tipo di mal di schiena ha un decorso benigno spontaneo, a 2 settimane dall’esordio oltre il 35% dei pazienti non ha più sintomi , oltre il 60% dei pazienti non ha invece sintomi a 4 settimane (Downie AS et al, 2016).
E’ però importante sottolineare che la qualità del dolore e delle limitazioni delle attività è inversamente proporzionale alla durata dei sintomi, questo significa che diventa importantissimo un trattamento precoce del colpo della strega ed il mantenimento di uno di stile di vita attivo perchè, come vedremo nel paragrafo successivo, restare attivi e non buttarsi a letto moribondi è di fondamentale importante per ridurre la durata del mal di schiena e le limitazioni sulle attività della vita quotidiana, oltre a scongiurare la possibilità di cronicizzazione dello stesso.
Come combattere il colpo della strega?
In caso di mal di schiena acuto è possibile rivolgersi ad un fisioterapista competente che ti può aiutare nella gestione del dolore.
Il NICE, ovvero National Istitute for Health and Care Excellence, ci ha fornito una recente linea guida per valutazione e trattamento del mal di schiena e della sciatica in soggetti con più di 16 anni (National Institute for Health and Care Excellence, 2016). Queste linee guida descrivono i trattamenti fisioterapici, psicologici, farmacologici e chirurgici per aiutare le persone con questi disturbi. Inoltre queste linee guida hanno lo scopo di promuovere le migliori cure possibili per questo tipo di pazienti.
E’ importante non allarmarsi e restare tranquilli, visto che la maggior parte dei mal di schiena abbiamo visto non è causato da problematiche gravi ma passeggere, ed ha una remissione spontanea che permette di riprendere le proprie attività in modo pressochè completo nel breve termine. Se siete le classiche persone che pensano al peggio, per escludere problematiche più gravi, come detto prima rivolgetevi ad un fisioterapista, oppure prendetevi 7 giorni di tempo entro i quali dovreste vedere un miglioramento spontaneo del dolore, se questo non avviene ed il dolore rimane molto forte, valutate la possibilità di farvi vedere da un medico. Per esempio, se dopo due settimane il dolore persiste invariato, senza progressivo miglioramento, o in caso di cambiamento dei sintomi, è indicata un’ulteriore valutazione, per una conseguente formulazione di ipotesi alternative.
E’ importante inoltre rimanere attivi, possibilmente non abbandonare il posto di lavoro poichè si è visto che riduce la durata del mal di schiena e delle recidive, magari cambiando attività o riducendola per pochi giorni e riprendendola gradualmente, se il datore di lavoro lo permette (Liddle SD et al. 2007). E’ chiaro che se siamo dei sedentari non è il momento di mettersi a fare le maratone, ma almeno non buttarsi a letto tutto il giorno e cercare di tenersi in movimento dovrebbe essere un obiettivo raggiungibile da molti, se non da tutti (Hilde G. et al, 2002)
La letteratura scientifica ci dice che non ci sono esercizi specifici per il mal di schiena acuto, quindi certamente i classici esercizi di ginnastica dolce non fanno male ma non sono nemmeno miracolosi, rimane consigliato muoversi il più possibile.
E’ importante evitare i farmaci, o almeno rivolgersi al medico prima di assumerli. Si è visto però che i FANS, il paracetamolo, i miorilassanti, gli oppiacei ed il cortisone non forniscono risultati clinicamente rilevanti rispetto al placebo. I farmaci non costituiscono, di conseguenza, il trattamento di prima scelta della lombalgia in qualsiasi stadio (Machado GC, 2017). I miorilassanti ad azione centrale, inoltre, non sono da considerare farmaci di prima scelta per la dipendenza, il rischio di cadute e la sonnolenza.
Non sono inoltre utili busti e corsetti (Van Duijvenbode, 2008). TENS, Tecar ed altre terapie fisiche.
PER APPROFONDIRE: La Tecar funziona? Vediamo cosa dicono gli studi.
Anche il massaggio non sembra essere utile, come non sembrano essere utili tutti i trattamenti passivi. Il massaggio sembrerebbe migliorare i sintomi nell’immediato, ma con scarso risultato a lungo termine. Probabilmente causa degli effetti neuro-fisiologici secondari poichè incontra le classiche aspettative del paziente con mal di schiena, quindi un mero effetto placebo.
E’ invece consigliato evitare gli esami strumentali, come RX (raggi) e RMN (risonanza magnetica). In primo luogo non sono utili nella gestione del mal di schiena, poichè non ci danno informazioni che possiamo correlare direttamente ai disturbi. Anzi, spesso peggiorano gli esiti di un mal di schiena poichè ci danno informazioni che non sono assolutamente correlate ai sintomi. Per esempio, se ad una persona che ha un mal di schiena acuto da 3 giorni facciamo fare una risonanza, è normale nella popolazione generale che siano presenti ernie e protrusioni, che nella maggior parte dei casi sono asintomatiche e di conseguenza non correlate al dolore. La persona potrebbe aver l’ernia da 20 anni senza mai aver avuto problemi ed ora che ha mal di schiena per altri motivi, magari semplicemente muscolari, associa il suo dolore con gli esiti dell’esame strumentale instaurando delle credenze errate sulla sua schiena e sulle cause del suo mal di schiena, per esempio limitando i suoi movimenti a causa dell’ernia.
Come evitare la cronicizzazione?
Mantenere uno stile di vista attivo ed evitare la paura di muoversi, la cosiddetta kinesiofobia (magari mettendosi a letto tutto il giorno), è di fondamentale importanza per evitare il rischio di cronicizzazione del mal di schiena.
Oggi, con le ultime pubblicazioni scientifiche, sappiamo che il dolore spesso non è correlato solamente a cause biologiche, ma a molti fattori psicologici e sociali, che spesso prevalgono sui primi. E non è magia. Il dolore non è semplicemente un tessuto danneggiato che manda un’informazione al cervello. Il dolore è un’elaborazione centrale di alcuni stimoli, associata ad altri meccanismi inibitori (come gli oppiodi endogeni che riducono il dolore) e facilitatori (che invece peggiorano il dolore), per non parlare della sensibilizzazione centrale che si può venir a creare.
Per esempio, quando compariamo gli stessi risultati di una risonanza in termini di lesione tra più persone, come per esempio bulging discali o artrosi delle articolazioni faccettarie, alcuni individui possono provare un’esperienza terribile di dolore mentre altri non avvertono praticamente nulla. Persone, infatti, che sono sotto stress od inclini alla depressione, che fanno del catastrofismo, o sono solo ansiose tenderanno a soffrire di più, così come coloro che hanno una storia di trauma nella loro vita o persone che hanno una scarsa soddisfazione a lavoro.
Allo stesso modo ci accorgiamo come un libero professionista tenda a “guarire” prima rispetto ad un dipendente, non sicuramente per comportamenti opinabili di questi ultimi, ci mancherebbe, ma perchè i liberi professionisti tendono ad essere presenti maggiormente sul posto di lavoro e restare attivi anche con lombalgia, riducendo la durata del mal di schiena. All’esatto contrario, un soggetto assicurato, che in seguito ad un incidente da cui riporta delle problematiche, avrà dei tempi più lunghi di guarigione ed una forte possibilità di cronicizzazione.
Le recidive del colpo della strega
Se sicuramente è presente un’alta probabilità di prognosi favorevole legata alla natura benigna del colpo della strega, è altresì presente un’elevata probabilità di recidive, non indicative di peggioramento, con eguale prognosi favorevole.
Non è infatti possibile prevenire il colpo della strega o la “schiena bloccata” in generale. Secondo la letteratura scientifica, infatti, ogni possibile intervento, che può essere posturale o sul posto di lavoro sembra essere inefficace nel ridurre il rischio di sviluppare mal di schiena o di recidive. Anche tutte le regole della legge 81 sulla mobilizzazione dei carichi e tutte le regole dell’ergonomia classica che conosciamo ed applichiamo sembrerebbero essere inutili, ma servono ulteriori conferme.
Riepilogo sulla gestione del mal del colpo della strega
Una breve panoramica sulle linee guida NICE, spiegate precedentemente, dalla prospettiva del paziente che si presenta per assistenza primaria.
Bibliografia
- Hoy D, Brooks P, Blyth F, Buchbinder R. The Epidemiology of low back pain. Best Pract Res Clin Rheumatol. 2010;24(6):769-81.
- Verhagen AP, Downie A, Popal N, Maher C, Koes BW. Red flags presented in current low back pain guidelines: a review. Eur Spine J. 2016;
- Downie AS, Hancock MJ, Rzewuska M, Williams CM, Lin CW, Maher CG. Trajectories of acute low back pain: a latent class growth analysis. Pain. 2016;157(1):225-34.
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National Institute for Health and Care Excellence (UK). Low Back Pain and Sciatica in Over 16s: Assessment and Management, NICE Guideline, No. 59. National Guideline Centre (UK), 2016 Nov. ISBN-13: 978-1-4731-2188-1.
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Liddle SD, Gracey JH, Baxter GD. Advice for the management of low back pain: a systematic review of randomised controlled trials. Man Ther. 2007;12(4):310-27.
- Hilde G, Hagen KB, Jamtvedt G, Winnem M. Advice to stay active as a single treatment for low back pain and sciatica. Cochrane Database Syst Rev. 2002;(2):CD003632.
- Machado GC, Maher CG, Ferreira PH, Day RO, Pinheiro MB, Ferreira ML. Non-steroidal anti-inflammatory drugs for spinal pain: a systematic review and meta-analysis. Ann Rheum Dis. 2017;76(7):1269-1278.
- Van duijvenbode IC, Jellema P, Van poppel MN, Van tulder MW. Lumbar supports for prevention and treatment of low back pain. Cochrane Database Syst Rev. 2008;(2):CD001823.